Seminario intensivo teorico esperienziale condotto da
Simona Bellini Psichiatra psicoterapeuta ad indirizzo analitico
Elena Bennati DMT Art Therapy Italiana® APID®
Michela Caccavale DMT Art Therapy Italiana® APID®
Data 19/20 novembre 2022
Sede ASSOCIAZIONE LE STANZE DEL Sé (Rosignano Marittimo – LIVORNO)
Programma
Il ritorno in presenza, al corpo/oggetto-soggetto del terapeuta disponibile all’incontro con l’Altro, ci ha chiesto di rimettere insieme i frammenti prendendoci cura delle ferite/fratture che questo tempo sospeso ci ha consegnato.
Nel corso del seminario esperienziale proposto, daremo spazio all’incertezza e alla complessità dei vissuti soggettivi individuali e di gruppo dovuti all’interruzione nella continuità dell’esperienza e alla deprivazione sensoriale di un contatto in questi mesi di emergenza.
Ci dedicheremo alla riattivazione della presenza del corpo, in ascolto e accordo con i vissuti interni emersi, ri-trovando risorse creative, trasformative e riparatrici.
ABSTRACT
Il confinamento nelle nostre stanze durante il lockdown ha generato un ritorno ad un utero simbolico, ad una incubazione e gestazione, con tutte le risonanze psico-corporee che questo ha comportato, trasformando il tempo lineare (Kronos), cadenzato dalla quotidianità e dai suoi ritmi, nel tempo sospeso del sentire (Kairos), dove tutto è stato scandito da emozioni contrastanti, sensazioni corporee intense e occasioni mancate.
L’illusoria uscita dal lockdown, vissuta con gioia e con fatica, tra il sogno di un incontro e il bisogno di sicurezza, in un incerto equilibrio tra desiderio e paura di un contatto, si confronta ora con l’esperienza traumatica di un’altra emergenza, la guerra: cicatrici passate e ferite presenti minano il senso di fiducia e l’autenticità dell’incontro, frenando slanci e impulsi, misurando distanze e perimetri vitali, inibendo infine il nostro abituale modo di relazionarci.
L’esperienza vissuta dalle/dai DMT in questi mesi di lavoro in assenza del corpo, di conduzione dei gruppi in via remota o addirittura di interruzione del rapporto di cura, ha probabilmente suscitato pensieri ed esperienze di frustrazione, di disagio, di impotenza derivanti dal pregiudiziale rifiuto del mezzo digitale e dalla mancanza di fiducia nelle proprie capacità di condurre con questa nuova modalità, consegnandoci ad una resa passiva e improduttiva e ad una frammentazione professionale e personale.
Potrebbe esser stimolante considerare questi vissuti un’esperienza di capacità negativa secondo la definizione di Bion: “Quella capacità che un uomo possiede di perseverare nelle incertezze attraverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi andare a un’agitata ricerca di fatti e ragioni” .
Questa capacità negativa consente di tollerare le deviazioni, i cambiamenti dei punti di vista, gli andirivieni nella ricerca di soluzioni terapeutiche adeguate e risolutive, restando se stessi e rendendo ancora più vivo nelle persone il desiderio di comprendere, senza a tutti i costi riempire uno spazio per sentire e per pensare.
Le riflessioni di Bion sono un invito ad affrontare le vicissitudini dell’esistenza, accettandone l’incertezza e la complessità, evitando l’antieconomica illusione di pensare di potere governare quello che non è completamente governabile.
Se troppo facilmente si riduce lo sconosciuto al conosciuto, l’incongruo al congruo, si corre il rischio di farsi complici delle resistenze legate all’angoscia e di allontanarsi dalla non immediata soluzione dei problemi.
“Se è vero che l’essere umano, come la natura aborrisce il vuoto, non può tollerare lo spazio vuoto, cercherà di riempirlo trovando qualcosa che occupi quello spazio presentato dalla sua ignoranza. L’intolleranza della frustrazione, il disagio di sentirsi ignoranti, di avere uno spazio che non è riempito, può stimolare un desiderio precoce e prematuro di riempire lo spazio. […]” W. Bion
Il ritorno in presenza, al corpo/oggetto-soggetto del terapeuta disponibile all’incontro con l’Altro, ci ha chiesto di rimettere insieme i frammenti prendendoci cura delle ferite/fratture che questo tempo sospeso ci ha consegnato.
Stimolate da tali riflessioni, nel corso del seminario esperienziale proposto, daremo spazio all’incertezza e alla complessità dei vissuti soggettivi individuali e di gruppo dovuti all’interruzione nella continuità dell’esperienza e alla deprivazione sensoriale di un contatto in questi mesi di emergenza.
Ci dedicheremo alla riattivazione della presenza del corpo, in ascolto e accordo con i vissuti interni emersi, ri-trovando risorse creative, trasformative e riparatrici.
Il focus offerto dalla dott. ssa Simona Bellini sarà il lavoro sulle tre dimensioni intersoggettive: Io, l’Altro da Sé e la relazione terapeutica. Saremo guidate nell’esperienza del tempo della attesa nella coppia terapeuta-paziente e individuo/gruppo-DMT, fondata su un ‘premio di piacere’, sul ritmo tra soddisfazione e assenza (Fort-Da), sul compito dell’oggetto di sostenere il desiderio senza tacere il bisogno.
Il concetto di affordance (coniato da Gibson nel 1979 in Un approccio ecologico alla percezione visiva) indica la disponibilità dell’oggetto ad essere percepito.
Quale affordance dobbiamo richiedere a noi stesse/i, oggetti disponibili all’uso da parte del paziente?
Quali proiezioni, aspettative, bisogni si attivano nel terapeuta e nel paziente al cospetto l’uno del corpo dell’Altro?
Quale dimensione sensoriale potrà sostenerci nell’incontro?
Come rendere presente e vivo un corpo lungamente vissuto come fantasmatico, assente o distante?
Come contenere infine la paura di un contatto o il desiderio di un abbraccio che ridoni interezza?
Questo tempo consegna paziente e terapeuta a una medesima esperienza traumatica, seppure di diversa intensità: il nostro compito come terapeute è accogliere, integrare e riparare le nostre fratture perché da queste ferite possa emergere, simbolicamente, un contenitore che recuperi la sua capacitò e la sua funzione.
“Quando sto davanti a te alla fine del giorno, tu dovresti vedere le mie cicatrici e sapere che io ho avuto le mie ferite e anche le mie guarigioni.” Rabindranath Tagore
KINTSUGI
Il kintsugi o kintsukuroi , letteralmente "riparare con l'oro", è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica, usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore.
Foto
Elena Bennati
Ore formazione
16 ore (sabato 10.00-19.00 – domenica 9.00 – 18.00)
Destinatari
Professionisti e studenti in: DanzaMovimentoTerapia, Psicologia, Psicoterapia, Terapia della riabilitazione, Artiterapie, Professioni sanitarie
Quote partecipazione
Contributi per Soci APID® / Soci Art Therapy Italiana® (€160) ed esterni (€180)
Iscrizioni
Modulo Iscrizioni online
Informazioni